“Le parole possono essere paragonate ai Raggi X; se si usano a dovere, attraversano ogni cosa. Leggi, e ti trapassano.”
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Se “1984” è la trasposizione in chiave geopolitica dei turbamenti del “Mondo Nuovo”, il “Mondo Nuovo” è la trasposizione in chiave sociologica dei turbamenti di “1984”. Due disutopie così opposte eppure identiche, accumunate dalla stessa aberrazione del Potere che pretende di farsi Dio, la stessa ossessione di deviare il cammino dell’umanità verso il proprio Paradiso di fuoco e fiamme, ovvero il proprio Inferno di piacere e benessere.
È il mondo nuovo di Huxley un mondo completamente diverso da quello attuale, un mondo dove la musica è registrata su rulli, le automobili sono volanti, il cinema è odoroso, la procreazione è industrializzata, le caste legalizzate, le orge benedette, eppure un mondo perfettamente sovrapponibile al nostro. Non merito delle capacità profetiche dell’autore, ma ennesima testimonianza della capacità di ogni grande artista, in grado di guardare tanto più avanti nel futuro, tanto più è in grado usare la propria sensibilità per scrutare in profondità la natura dell’animo di ciascuno di noi.
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Le recensioni de il Vignettificio
IL MONDO NUOVO – RITORNO AL MONDO NUOVO
MEMORIE DEL TERZO REICH
Un viaggio “dall’interno” nella semplicità della feroce banalità sanguinaria del nazionalsocialismo.
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“Quella di Hitler è la prima dittatura di uno stato industrializzato nella moderna ‘era della tecnica’. Una dittatura che per dominare il suo popolo ha fatto uso completo e perfetto dei mezzi tecnici. Con l’ausilio di mezzi tecnici, come la radio e l’altoparlante, la volontà di un solo uomo ha potuto dominare ottanta milioni di uomini. Il telefono, il telegrafo, la radio hanno permesso che gli ordini dell’autorità suprema giungessero direttamente sino alle più lontane ramificazioni del potere dove, a causa della loro alta provenienza, erano eseguiti senza la minima obiezione. È per questa via che le direzioni civili e i comandi militari ricevettero direttamente i loro sinistri ordini. I mezzi tecnici permisero il controllo capillare dei cittadini e nello stesso tempo consentirono che fatti delittuosi si compissero nella massima segretezza. Questo apparato statale si presentava, visto dall’esterno, come il groviglio, apparentemente privo di sistema e di ordine, dei cavi di una centrale telefonica. Ma poté anch’esso, come quest’ultima, essere mosso e dominato da un’unica volontà. Le dittature del passato avevano bisogno, a tutti i gradi, anche a quelli più bassi, di collaboratori di qualità, di uomini capaci di pensare e agire da soli. Il sistema autoritario, nell’era della tecnica, può permettersi di rinunciare ai quadri direttivi inferiori: li sostituisce, meccanizzandoli, con i mezzi moderni di civilizzazione. Di qui nasce il puro ‘esecutore di ordini’, che non usa la critica”
[…]
“L’incubo di tanti uomini, che un giorno i popoli possano essere dominati dalla tecnica, stava diventando realtà nel sistema autoritario di Hitler. Ogni paese del mondo può correre il rischio di diventare schiavo della tecnica, ma mi sembra che in una dittatura moderna ciò sia non più soltanto un rischio, bensì un’inevitabile certezza. Perciò, quanto più il mondo progredisce nella tecnica, tanto più è necessario promuovere in ogni singolo uomo l’antidoto di una maggiore libertà individuale e della piena coscienza di sé.”
(Albert Speer)
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FATHERLAND
“Quando il nazionalsocialismo avrà dominato abbastanza a lungo, non sarà più possibile immaginare un modo di vivere diverso dal nostro” Adolf Hitler, 11 Luglio 1941
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Partendo dalle fondamenta di un thriller tanto ben costruito tanto fastidiosamente appoggiato sul terreno di tutti gli stereotipi del genere, Harris eleva fino alle massime vette la sua visione ucronica di un’Europa che ha visto il trionfo della Germania nazista nella II guerra mondiale. Stupenda l’idea di lasciare per tutto il racconto immanente la presenza del Führer settantacinquenne, mai narrato direttamemente, eppure eternamente riflesso nelle faraoniche strutture architettoniche della Berlino progettata per lui da Speer. Nota a margine, il destino dell’Italia fascista in questo mondo parallelo non viene affrontato, se non indirettamente attraverso la citazione di un Unione Europea posta sotto l’egemonia della Germania del Terzo Reich.
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ROMA ANTICA A FUMETTI
Un bel fumetto per ragazzi fatto per piacere anche agli adulti.
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Viaggio didattico all’interno del mondo dell’antica Roma attraverso la storia dei suoi edifici, il Colosseo, il Foro, gli Archi di trionfo, il Circo massimo, le Terme, prima di calarci nella vita quotidiani degli stessi cittadini romani, alle prese con i loro vizi, le loro virtù, le loro beghe quotidiane, sia che fossero patrizi che plebei. Eccezionali le tavole su fogli trasparenti con le ricostruzioni dei maggiori monumenti.
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L’UOMO CHE CAMMINA
Chi va piano va sano e va lontano.
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Fate una bella passeggiata. Ma apparentemente senza la possibilità di percepire il vento sulla pelle, assorbire il calore del sole, sentire gli odori della rosticceria all’angolo, constatare al tatto la pelle secca e sottile dell’anziana signora che aiutate ad attraversare la strada, ascoltare il vociare giocoso dei bimbi che giocano al parco. È questa la forza e la debolezza di questo fumetto. Debole ad una lettura veloce e disattenta. Forte per tutti quelli in grado di ricostruire con la propria immaginazione la tempesta dei cinque sensi che possiamo solo intuire attraverso il cannovaccio su supporto cartaceo utilizzato per narrare le lunghe passeggiate del protagonista attraverso la città.
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QUESTI ASSURDI SPOSTAMENTI DEL CUORE
Gaber è il mio Dio, Luporini il suo profeta!
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Gaber è il mio Dio, Luporini il suo profeta!
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JULES E JIM
Storia di un amore per l’amore delle storie d’amore.
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Un libro da leggere sfogliando le pagine. Jules troverebbe questo gesto un archetipo. Kathe lo aveva in borsa, quando chiese a Jules e a Jim di fare una passeggiata nel bosco. Arrivati in riva al lago, lesse alcuni passaggi, poi si spoglio e fece il bagno. Jim si chiese se questo significasse qualcosa. Accese una pipa, la fumò con Jules. Parlarono di geometria: Jules asseriva che esistono triangoli di trenta lati, Jim provò ad immaginarseli ma non ci riuscì. Kathe uscì dall’acqua. Provò sulla spiaggia alcuni passi di danza per lo spettacolo. Poi si sedette. Disegnò sulla sabbia un cerchio. Jules lo trovò rotondo, Jim convenne che su una spiaggia si può disegnare un cerchio ma non una sfera.
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VIGNETTE SATANICHE
“De Mita… chi era costui?”
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Qui raccolte le vignette di Forattini da Settembre 1988 a Settembre 1989, alle prese con le penultime convulsioni della prima repubblica, tra una rissa e l’altra tra Ciriaco De Mita e Bettino Craxi, sullo sfondo delle ultime convulsioni del blocco comunista e le eterne convulsioni mediorientali.
Vignette di sana ordinaria amministrazione, ma divertite e a volte divertenti, se pur incapaci di mordere fino in fondo, comunque adatte a sbeffeggiare come si deve il circo di potenti che reggeva le fila della politica di quel periodo.
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CENTO DI QUESTI CHIAPPORI
“Mio marito è un grande animale politico!” “Ho guidato sette governi tutti bestiali!”
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Cento di questi Chiappori, cento pagine di sublime letizia, antologia dell’arte del Chiappori del biennio 1986-1987, uno dei migliori satiri di sempre dal punto di vista dell’inventiva grafica, ovverro maestro dell’arte di prendere per il culo gli sgraziati e (disgraziati) personaggi della prima repubblica rappresentandoli con una grazia formale ricercata e armoniosa.
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IL MONDO È UNA CASERMA
“Sergente, quanto ci metterei a diventare sergente come lei?” “Mah, Beetley, io ci ho messo 18 anni” “Beh, certo. Ma normalmente quanto ci vuole?”
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La scenografia è scarna, la profondità psicologica dei personaggi è scarna, il carosello di situazioni divertenti è ricchissima: in questo ossimiro sta tutta la genialità di Mort Walker, creatore della striscia di Beetley Bailey. Una narrazione antimilitarista senza intenti satirici ma solo farseschi, e quindi ancor più satirica!
Scorrendo i centosettanta episodi raccolti in questo volume veniamo a conoscenza delle (dis)avventure del soldato semplice Beetley e dei suoi compari, perennemente oppressi dal sergente Snorkel, un ufficiale di ferro dall’aspetto tenero come un bombolone alla crema.
Una striscia degli anni sessanta, leggera e scanzonata ma fortemenente intrisa dello spirito della contestazione, precorritrice del pacifismo figlio della disillusione dell’esperienza del Vietnam, che caratterizzerà il decennio sucessivo.
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