“Bristow, impiegato in bombetta, ilare contestatore integrato, irriverente giullare di una commedia scandita sul ritmo delle ore di ufficio”.
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È Bristow una di quelle simpatiche canaglie che contestano il sistema attraverso un conformismo così spinto all’eccesso da sfociare nell’anarchia. Schiacciato dall’apparato produttivo, rinuncia a priori a distruggerne le colonne, rendendosi anzi partecipe della loro costruzione, ma utilizzando coscientemente sabbia al posto del cemento e sghignazzandosela ad ogni scricchiolio, camuffandosi con una maschera di solo apparente bonarietà.
Striscia fumettistica nata quasi per caso e apparsa regolarmente sui giornali inglesi a partire dai primi anni sessanta, frutto della diretta esperienza del suo autore Frank Dickens, testimonianza fortemente critica del lavoro impiegatizio e della vita aziendale di quel periodo.
Attraverso un tratto grafico semplice ma non semplicistico, uno dei migliori esempi di quella capacità tipica dell’umorismo britannico di demolire con profonda irriverenza l’ordine costituito, senza mai rinunciare alla compostezza che si conviene ad ogni perfetto gentiluomo.
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Le recensioni de il Vignettificio
TIMBRA IL TUO CARTELLINO, BRISTOW!
I FIGLI DEGLI UOMINI
“But what do you believe? I don’t just mean religion. What are you sure of?”
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Già fui affascinato dal film tratto da questo libro, ma ancor di più dalla varietà di giudizi a commento della versione cartacea della vicenda dello storico Theo e della banda dei cinque Pesci, in un mondo in cui l’umanità era condannata all’estinzione dalla sterilità e, a favor di metafora, dalla propria incapacità di guardare al futuro. C’era chi lo trovava un capolavoro, chi una boiata pazzesca, chi profondo, chi assolutamente superficiale, chi lento narrativamente chi entusiasmante. Dove stava la [mia] verità? Per questo cominciai a leggere anche il romanzo della giallista P. D. James. Riuscendo alla fine a farmi un parere tutto mio. Che non vi dirò. Che le stelle mi siano da testimoni!
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BANANE
“Cos’è la destra lo stiamo toccando con mano. Il resto, per esclusione, dovrebbe essere la sinistra.”
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Le vignette del solito immenso Altan pubblicate in quella che purtroppo è la solita banale raccolta di vignette di un autore satirico senza contestualizzazione temporale né introduzione né apparato critico. Vignette in generale di periodo e origine sconosciuta, a parte un folto gruppo di disegni che sono riuscito ad identificare, pubblicati per la prima volta sulle pagine dell’ “Espresso” nel periodo 2000-2003.
Unico valore aggiunto di questo libro resta la suddivisione di tutto il materiale in nove grandi capitoli (“Il mondo è là fuori”, “Quel che è, è”, “Undici settembre e seguenti”, “Exit plof”, “Banana uber alles”, “Il Cavalier Silvio Banana”, “Resistere”, “La quotazione delle banane”, “Banane di base”) che ci anticipano che l’oggetto della denuncia narrata in queste pagine ha a che fare con lo stato di decadenza in cui l’Italia è stata condotta negli ultimi anni dal governo nazifarsista dell’ombrelluto Cavalier Silvio Banana.
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