VITA DI ENRICO ALBARETO

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Pubblicato il: Ottobre 24, 2012
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“L’umile volgo infuria agitato, già volano fiaccole e armi, ma ecco, se vedono un uomo, grave per la pietà e i meriti, ammutoliscono.” (Virgilio, Eneide, Libro I)  
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Metà delle parole di questo libro sono Enrico Albareto, l’altra metà sono aggettivi in lode di Enrico Albareto. Al netto di questa cantilena, ciò che rimane nello sfondo è la parte veramente interessante del libro, il lungo viaggio nella storia industriale dell’Elsag e di un pezzo d’Italia, tra la fine degli anni sessanta e l’inizio del nuovo secolo. Attraverso una narrazione a strati, grossomodo in ordine cronologico, assistiamo all’epopea dell’evoluzione dei processi di automazione industriale, dai primi sistemi meccanici, poi elettrotecnici, infine elettronici, trasformazioni sempre vissute in prima linea e all’avanguardia dall’azienda. Ai vertici della quale troviamo in tutti questi anni Enrico Albareto, indiscussa figura di riferimento, assunto come semplice ingegnere, poi capo divisione, amministratore delegato e infine presidente, ancora in attività quando venne stroncato da un tumore maligno nel 2002.
Un personaggio di altri tempi, di quelli in grado di fare la differenza nel far girare le ruote del benessere di un’intera nazione, con un attaccamento al lavoro leggendario, con moltissimi pregi, ma rifratto pur a volte in piccoli riflessi patologici, pur se il libro si sforzi sempre e comunque di lodare il soggetto in questione qualsiasi cosa facesse, a prescindere, con livelli tanto sbracati di piaggeria da non aver nulla da invidiare all’eloquio di una tredicenne fans di Twilight invitata a cena da Edward Cullen.


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