“Il prezzo di una corsa a piedi nudi sulla battigia è un letto pieno di sabbia.”
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Il borghese era colui che garantiva quel mille in cui scavavano i movimenti di protesta che fiorirono negli anni settanta, alla ricerca della loro nicchia a una quota novecento guardata solo in direzione opposta, per autoilludersi che fosse un meno cento ottenuto partendo da zero. Un movimento per il disboscamento dei tronchi borghesi tutto condotto guardando il mondo dall’alto dei rami di quegli stessi tronchi, una contraddizione irrisolvibile accecata da ideologie che non ammettevano contraddizioni. Un corto circuito dell’anima per chi voleva essere coerente con i dogmi della protesta, un cortocircuito con la realtà per chi voleva rimanere coerente con se stesso. Quest’ultimo è il caso di Andrea Pazienza e di questo magistrale e onirico capolavoro grafico al servizio di una narrazione spezzettata e spesso sconclusionata, pubblicato su Alter Alter, costola di Linus, a partire dal n.4 dell’aprile 1977, sua prima opera fumettistica e subito punto di non ritorno della storia del fumetto italiano del secondo dopoguerra.
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Le recensioni de il Vignettificio
LE STRAORDINARIE AVVENTURE DI PENTHOTAL
ZANARDI E ALTRE STORIE
“Posso vivere senza di te, non c’è dubbio, amaramente e bene. Il grido non è questo. Il mio tormento è il ricordo”.
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Dal 1986 fino alla morte Pazienza collabora con la rivista Comic Art. In questo volume del 1995, numero 40 della collana Best Comics, ristampa del numero 20 della collana Grandi Eroi, del 1988, sono raccolte alcune storie di Zanardi frutto di questa collaborazione: “Zanna” (Comic Art n. 32, aprile 1987), “Zanardi at the war” (Comic Art n. 36, settembre 1987), “Prologo” (Comic Art n. 28, dicembre 1986), “Cuore di mamma” (Comic Art n. 28, dicembre 1986), “Cenerentola 1987” (Comic Art nn. 29/31, gennaio/marzo 1987).
Particolari le prime due storie, con un Zanardi lontano dal suo naturale habitat liceale bolognese, catapultato in nuovi contesti onirici o lontano nel tempo, secondo una tendenza in atto nel Pazienza dell’ultimo periodo, che si manifesterà anche nella bellissima storia incompiuta “Zanardi Medioevale”, ripubblicata in una differente sede. Più “classiche” le ultime due storie, dove la perfidia di Zanardi e dei suoi compari Colasanti e Petrilli si manifesta in tutta la sua grandezza.
Apre l’antologia comunque una storia che non vede Zanardi tra i suoi personaggi, la trasposizione in forma grafica del poema “Campofame” di Jeffers Robinson, suggestivo apologo di un uomo che affrontò a mani nude la morte e la sconfisse, ma poi ebbe modo di pentirsi del suo successo.
Da segnale anche la prefazione “Andrea Pazienza ovvero l’io diviso” di Giulio C. Cucciolini, un’analisi sincera e approfondita dell’arte e della psicologia di questo autore che tanto ha dato al fumetto italiano.
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ZANARDI – LA PRIMA DELLE TRE
“Io lascio un bianco e torbido solco, acque pallide, volti più pallidi, dovunque io navighi. Flutti gelosi si gonfiano lungo le fiancate per sommergere la mia traccia. Facciano pure, ma prima, io passo.” (Melville)
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Apoteosi apollinea di segni grafici, un apologo apostata della frenetica apaticità dei teneramente violenti anni ’80, apografo apocrifo dell’arte di un Pazienza all’apogeo, che qui si auto-rappresenta come coprotagonista al fianco del suo personaggio, Zanardi, con Colasanti e Petrilli a fare da sfondo nello sfondo di una Firenze inquieta.
Un moderna novella in 40 tavole, preceduta da una bellissima citazione di Melville, pubblicata per la prima volta su “Alter Alter” 1 e 2, del gennaio/febbraio 1985, ripubblicata nel 1988, al numero 9 della collana “La nuova mongolfiera”, edizioni “Il Grifo”.
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LA LEGGENDA DI ITALIANINO LIBERATORE
Omaggio a Tanino Liberatore di Andrea Pazienza, ovvero omaggio a Beethoven dal Mozart del fumetto italiano!
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Divertissement divertito e divertente, pubblicato inizialmente a puntate sulla rivista “Frizzer” a partire dal numero 3 del giugno 1985 e, dopo la chiusura di “Frizzer”, sulla rivista “Tempi Supplementari” nel 1986, omaggio di Pazienza al suo amico Tanino Liberatore, ma anche al personaggio Ranxerox, e quindi anche a Stefano Tamburini, e al capomastro delle loro scorribande fumettistiche, Vincenzino Sparagna.
Inutile riassumere la trama, un cannovaccio assemblato per riproporre in chiave umoristica alcuni aspetti della vita dei personaggi sopracitati, trama rimasta tra l’altro incompiuta dopo la morte di Andrea Pazienza. Da segnalare le tavole del secondo episodio andate inizialmente perdute e ridisegnate e pubblicate nella nuova stesura, poi ritrovate e ripubblicate qualche episodio dopo, ma inserite facendo finta di nulla nel continuum nella storia, riportando indietro la pedina del gioco dell’oca della narrazione con una nonchalance pari solo a quella degli sceneggiatori di Dallas, quando azzerarono la trama di una buona parte del noto telefilm per far ritornare nel cast Patrick Duffy nel ruolo di Bobby!
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PERTINI
“Queste cose che vi dico sembrano fesserie, ma ricordate: per tutti viene il momento di lottare per la libertà! ditelo ai vostri figli per quando saranno grandi, domani”
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Ritratto di un Pertini raffigurato all’età del presidente ma immaginato ancora partigiano, con l’alter ego di Paz a fargli da spalla combinaguai, come nella migliore tradizione della coppia comica. Attraverso tante microstorie di una tavola ritroviamo il grand’uomo che era, saggio e puro come solo possono esserlo i bambini di ottant’anni, incazzoso e cazzuto, in grado di prenderti a calci nel culo se lo disturbavi nell’ora della pennichella, pronto a fiondarsi senza remore contro un manipolo di tedeschi e prendere loro ad uno ad uno a calci nel culo venendoti a salvare se ti avessero fatto prigioniero.
Conclude la raccolta una bellissima satira in 38 tavole 38, con il piccolo Pertini che sogna il futuro dell’Italia, cioè l’Italia fino al 1983, offesa dalle trame di ladri, imbroglioni, piduisti e loschi primi ministri (ovvero Bettino Craxi, ah che “infondata” impertinenza!), una critica feroce dell’Italia di vent’anni fa, valida purtroppo anche per l’Italia di oggi e del prossimo futuro.
Da tatuarsi sulla pelle la soluzione data da Pazienza, nelle ultime tre tavole, sull’origine del percolato morale che da decenni soffoca le ali di questo nostro assurdo bel paese!
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THE GREAT
Come un nano sulle spalle di se stesso!
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Volume uscito in contemporanea al gemello “Cose d’A.Paz”, a cura dei suoi compari di avventure artistiche, per celebrare e ricordare l’arte di Pazienza, raccoglie tredici storie pubblicate per la prima volta sulla rivista Frigidaire nel periodo 1980-1986, più un paio di illustrazioni inedite risalenti agli stessi anni, più i disegni in prima, seconda, terza, quarta di copertina.
Antologia di storielle che per una volta forse non avranno riscritto la storia della letteratura o quella dell’arte, ma di sicuro hanno riscritto la storia della piacevole lettura. Una rassegna della vena umoristica dell’autore in questione, particolarmente esilarante la storia “E gli hamburgers?”, con testimonianze anche della sua vena egotica, come nella storia “Neve, neve, sull’Italia”, che, dopo un inizio narrativamente ricco di pathos e mistero, in poche tavole scivola nel cazzeggio semantico e poi si interrompe, concludendo le ultime pagine illustrando se stesso senza più voglia di disegnare, occupato a trattare con la redazione di Frigidaire, ergo il buon Sparagna, il compenso per il materiale consegnato, cioè questo stesso fumetto. Cose al cui confronto in grado di far fare a Pirandello la figura di un Metastasio qualunque!
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FRANCESCO STELLA
“Betty Curtiss, è in assoluto il miglior bassista del mondo. Non ha mai inciso un disco, né dato un concerto. Ma abita il primo piano, e pellegrini da tutto il mondo, da sempre, si accalcano sotto la finestra del suo cucinotto per carpire un accordo”.
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Per i tipi di Coconino Press, dato alle stampe nel 2002, in un’unica edizione possiamo rileggere le tre storie dedicate alla dinastia di Francesco Stella, insieme ad un’introduzione posta a metà(!) del volume e diverse bozze sparse qua e là.
La prima è la storia “Francesco Stella, re del pomodoro”, pubblicata per la prima volta su “Cannibale”, ambientata negli anni ’30, storia ironica di un immigrato italiano in America, che fa fortuna nella modalità suggerita con il titolo.
La seconda “Francesco Stella, vita e gite”, comparsa per la prima volta su “Frigidaire”, diversi anni dopo, ambientata in un futuro improbabile, ci narra la vita dell’omonimo nipote dello stesso Stella, che rivoluzionerà la storia della musica pubblicando due soli album, dei quali il secondo era una antologia.
La terza storia è “Aficionados”, in cui il passato di Francesco Stella viene resettato per catapultarlo in una improbabile missione nel deserto africano, durante la II guerra mondiale. Interessante l’edizione qui proposta di quest’ultima storia, nelle tavole originali in bianco e nero di Andrea Pazienza, ripulito del colore “meccanico” inserito ai tempi della prima edizione in volume nel 1981 (Edizioni Primo Carnera Editore) e mantenuto nella riedizione de “Il Grifo” dei primi anni novanta.
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AFICIONADOS
“Allora cerca dell’umidità, sempre con l’illusione essa indichi il nord, e trova della sabbia fresca sotto un pietrone, segno che il nord è sottoterra, cioé, come si scopre a dedurre, in Giappone, nostro alleato.”
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Aficionados è la storia del tenente Francesco Stella, del caporale D’Angelo e di due soldati semplici, una scalcagnata combriccola di militari, spediti in ricognizione dall’Algeria verso il Marocco, mentre il resto del battaglione ritornava in Libia. I presupposti perfetti per una drammatica storia di guerra.
Ma i nostri eroi sono eroi italici, dell’Italia fascista, quando di “tuonante” c’era solo il saper strillare la parola “tuonante”. Un poco Alberto Sordi, un poco Monicelli, un poco Fantozzi, nell’arco di quindici ore mettono insieme tredici ore di ritardo e si perdono completamente nel deserto. Ma è solo l’inizio…
Un grande Pazienza, in stato di grazia come umorista, in un fumetto che è in realtà una piccola novella illustrata, il racconto di quattro uomini a zonzo, con nulla da invidiare a Jerome K. Jerome. Una storia divertente, che è anche una critica e un omaggio alla plurisecolare virtù italica dell’arte di arrangiarsi.
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COSE D’A. PAZ!
“Pazzo, sono diventato pazzo! e ora chi glielo dice a mia moglie!”
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Cazzabubbolario indistinto della produzione di Pazienza su rivista, assemblato poco dopo la morte dello stesso il 16 giugno 1988 per celebrarne l’arte, insieme alla raccolta gemella “The great”, entrambi pubblicati dalla Primo Carnera Editore. Interessante riproporre qui la nota stampata in terza di copertina che riassume perfettamente i contenuti di questa antologia:
“Le vignette, i disegni, le brevi storie, i molti ritratti e buona parte degli schizzi, a parte alcune ‘dedicaces’ a matita o a penna/matita, sono tratte dalle seguenti riviste, alla cui fondazione Andrea Pazienza ha dato un contributo indimenticabile:
CANNIBALE 1977-1979
IL MALE 1978-1982
FRIZZER 1985-1986
TEMPI SUPPLEMENTARI 1985-1986
FRIGIDAIRE fondata nel 1980
La storia ‘La leggenda di Italianino Liberatore’ è apparsa invece, con le ‘puntate’ disposte cronologicamente nello stesso ordine di questo volume, sulle riviste ‘Frizzer’ (1985-1986) e Tempi Supplementari (1986). A molte delle opere di Andrea Pazienza ripubblicate in questo volume, hanno dato un contributo di idee, di rimbalzo, di progetto e – talvolta – di segno, una serie di autori. Tra questi ricordiamo i principali: Stefano Tamburini, Tanino Liberatore, Filippo Scozzari, Vincenzo Sparagna, Massimo Mattioli,” ed altri!
Un volume caotico e succulento come certi buffet allo yacht club, in quelle occasioni che non t’aspetti, in cui senza pagar pegno puoi tirare delle gomitate alla contessa, con la scusa di aprirti anche tu finalmente un varco fino al tavolo!
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ZANARDI
“Perché il freddo, quello vero, sa essere qui, in fondo al mio cuore di sbarbo…”
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Esiste la distruttività di chi impugna un martello e spacca le piastrelle della cucina della casa appena comprata, sognando ad occhi aperti come sarà più bella alla fine dei lavori. Questi erano, nel bene e nel male, gli anni settanta. Ed esiste la distruttività di chi quelle piastrelle le frantuma nella furia di un amore finito, o nella frustrazione delle proprie aspirazioni, o per noia, un creare macerie che non saranno seppellite, non serviranno a concimare, ma saranno lasciate a putrefare sotto il sole all’aria aperta di giardini trascurati. Questi erano gli anni ottanta. Anni crudeli, anni di massacri in medio oriente e in america centrale, un benessere occidentale consumato a credito di altri popoli e delle future generazioni, una società cieca ed egoista, solo in superficie profumata da giganteschi Arbre Magique come le acconciature ridicole alla Lorella Cuccarini, qualche paio di tette di plastica a Drive In, quattro suca pecunia canterini al Festivalbar e mezza dozzina di cummenda che si arricchivano speculando in borsa.
E Zanardi è pienamente figlio della distruttività di quegli anni, un gioco di rottura di regole e convenzioni non più finalizzato alla creazione di nuovi universi, una distruzione figlia di una società che non sapeva andare oltre al proprio particulare, cugina stretta dell’autodistruzione. E pensando a Pazienza che riesce a raccontarci queste cose strappandoci ogni tanto anche qualche sorriso, si capisce tutta l’unicità del valore aggiunto che ogni grande artista riesce a donare alla narrazione dei propri tempi. E quindi alla vita di ciascuno di noi.
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