Cinque stellete, ma in questo caso sono di parte!
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Raccolta delle 100 migliori opere giunte al concorso nazionale umoristico, “Onda Pazza”, promosso dal Centro Peppino e Felicia Impastato di Sanremo, in occasione del trentennale della scomparsa dell’illustre cittadino di Cinisi. Una forma di lotta, quello dello sberleffo e dell’ironia, come giustamente sottolineato nella prefazione di Giancarlo Caselli, che non si contrappone ma deve affiancare la necessaria repressione e il ruolo del sistema dell’informazione, un modo per utilizzare un linguaggio di facile lettura, ma per questo comprensibile da chiunque, per denunciare sia la componente crudele che quella grottesca del vivere mafioso, con le sue regole ataviche, i suoi codici d’onore e le sue aberrazioni violente. Una denuncia che, facendo sorridere, nello stesso tempo faccia anche riflettere, sia la mente che il cuore. Grandissimo per me è stato l’onore, quindi, quando sono venuto a sapere che, tra le pagine di questo bellissimo e importante volume, ha trovato posto anche una vignetta realizzata dal sottoscritto!
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Le recensioni de il Vignettificio
CENTO PASSI CENTO SORRISI
ZANARDI – LA PRIMA DELLE TRE
“Io lascio un bianco e torbido solco, acque pallide, volti più pallidi, dovunque io navighi. Flutti gelosi si gonfiano lungo le fiancate per sommergere la mia traccia. Facciano pure, ma prima, io passo.” (Melville)
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Apoteosi apollinea di segni grafici, un apologo apostata della frenetica apaticità dei teneramente violenti anni ’80, apografo apocrifo dell’arte di un Pazienza all’apogeo, che qui si auto-rappresenta come coprotagonista al fianco del suo personaggio, Zanardi, con Colasanti e Petrilli a fare da sfondo nello sfondo di una Firenze inquieta.
Un moderna novella in 40 tavole, preceduta da una bellissima citazione di Melville, pubblicata per la prima volta su “Alter Alter” 1 e 2, del gennaio/febbraio 1985, ripubblicata nel 1988, al numero 9 della collana “La nuova mongolfiera”, edizioni “Il Grifo”.
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JACK FRUSCIANTE È USCITO DAL GRUPPO
Alla fine di questo libro non mi è rimasto cosa ho letto ma quello che provai leggendolo.
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Alla fine di questo libro non mi è rimasto cosa ho letto ma quello che provai leggendolo. Come una lumaca messa sotto sale, mi purgò l’umore da certe paturnie del momento, contribuendo a rendermi la vita più digeribile. Nell’aria c’era di nuovo odore di primavera e la stessa primavera vedevo riflessa tra le pagine di questo libro, letto d’un fiato in una sola giornata, e che si rivelò una boccata d’ossigeno tanto potente da riuscire ad ossidarmi l’anima, donandomi quella lucidatura sarcastica che ancora oggi mi accompagna, fatto curioso per un libro che poi non è ne più ne meno che la narrazione sublimata della più classica storia d’amore, ai tempi dell’adolescenza, quando è epico persino starnutire. Sarei curioso di rileggerlo e confrontare l’impressione che ne potrei avere adesso ad anni di distanza. Ma anche no.
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RANXEROX 2
Un’eruzione di degrado talmente perfetta da diventare glamour!
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Viaggio in technicolor nel lato oscuro del genere umano. Sorrette dal disegno muscoloso di Liberatore, si dipanano le trame immaginifiche di Tamburini, in un mondo del prossimo futuro completamente amorale, che sia New York, come nella prima storia, o Roma, come nella seconda, non importa. Tra varianti e/o perversioni sessuali, droga a fiumi e violenza gratuita, alla fine gli unici sprazzi di umanità ci vengono dal rozzo robot Ranxeror e dal suo strambo amore viscerale per la perfida e approfittatrice giovanissima Lubna. Un’eruzione di degrado talmente perfetta da diventare glamour!
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LA LEGGENDA DI ITALIANINO LIBERATORE
Omaggio a Tanino Liberatore di Andrea Pazienza, ovvero omaggio a Beethoven dal Mozart del fumetto italiano!
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Divertissement divertito e divertente, pubblicato inizialmente a puntate sulla rivista “Frizzer” a partire dal numero 3 del giugno 1985 e, dopo la chiusura di “Frizzer”, sulla rivista “Tempi Supplementari” nel 1986, omaggio di Pazienza al suo amico Tanino Liberatore, ma anche al personaggio Ranxerox, e quindi anche a Stefano Tamburini, e al capomastro delle loro scorribande fumettistiche, Vincenzino Sparagna.
Inutile riassumere la trama, un cannovaccio assemblato per riproporre in chiave umoristica alcuni aspetti della vita dei personaggi sopracitati, trama rimasta tra l’altro incompiuta dopo la morte di Andrea Pazienza. Da segnalare le tavole del secondo episodio andate inizialmente perdute e ridisegnate e pubblicate nella nuova stesura, poi ritrovate e ripubblicate qualche episodio dopo, ma inserite facendo finta di nulla nel continuum nella storia, riportando indietro la pedina del gioco dell’oca della narrazione con una nonchalance pari solo a quella degli sceneggiatori di Dallas, quando azzerarono la trama di una buona parte del noto telefilm per far ritornare nel cast Patrick Duffy nel ruolo di Bobby!
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PERTINI
“Queste cose che vi dico sembrano fesserie, ma ricordate: per tutti viene il momento di lottare per la libertà! ditelo ai vostri figli per quando saranno grandi, domani”
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Ritratto di un Pertini raffigurato all’età del presidente ma immaginato ancora partigiano, con l’alter ego di Paz a fargli da spalla combinaguai, come nella migliore tradizione della coppia comica. Attraverso tante microstorie di una tavola ritroviamo il grand’uomo che era, saggio e puro come solo possono esserlo i bambini di ottant’anni, incazzoso e cazzuto, in grado di prenderti a calci nel culo se lo disturbavi nell’ora della pennichella, pronto a fiondarsi senza remore contro un manipolo di tedeschi e prendere loro ad uno ad uno a calci nel culo venendoti a salvare se ti avessero fatto prigioniero.
Conclude la raccolta una bellissima satira in 38 tavole 38, con il piccolo Pertini che sogna il futuro dell’Italia, cioè l’Italia fino al 1983, offesa dalle trame di ladri, imbroglioni, piduisti e loschi primi ministri (ovvero Bettino Craxi, ah che “infondata” impertinenza!), una critica feroce dell’Italia di vent’anni fa, valida purtroppo anche per l’Italia di oggi e del prossimo futuro.
Da tatuarsi sulla pelle la soluzione data da Pazienza, nelle ultime tre tavole, sull’origine del percolato morale che da decenni soffoca le ali di questo nostro assurdo bel paese!
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VENERDÌ 12 OMNIBUS
Spassosissimo, di una comicità leggendaria, con gag memorabili, che andrebbero studiate nelle scuole, sia durante le ore di lezione che durante le ore di ricreazione.
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L’amore è un arabesco. La magnifica magia di due anime che si incontrano e cominciano a sprofondare una dentro l’altra imparando a conoscersi, capirsi, esplorarsi, prendere fiducia uno dell’altro, la magia di un castello costruito pian piano con mattoni di roccia, finché un giorno uno dei due si decide che è ora di abitarlo, e invita l’altro pronunciando le parole “ti amo”. Ma “anch’io” non è sempre la replica più scontata. Può capitare di sentirsi rispondere l’equivalente di frasi del tipo “mi piaci anche tu, ma non posso fare a meno di scopare con un altro: rimaniamo amici però”. Questo è il caso del povero Aldo, presto trasformato in mostro da un feroce sortilegio, costretto a leccarsi lontano dal mondo le ferite delle sue pene d’amore per la crudele Bedelia, con la sola compagnia del suo fido servo Giuda. Le premesse per la più grande delle tragedie, in teoria. La premessa, in pratica, grazie al genio di Leo Ortolani, per una serie di fumetti spassosissimi, di una comicità leggendaria, con gag memorabili, che andrebbero studiate nelle scuole, sia durante le ore di lezione che durante le ore di ricreazione.
Fumetti che possiamo leggere tutto d’un fiato grazie a questo volume, Venerdì 12 Omnibus, che raccoglie in un un’unica sede tutte le storie già pubblicate a puntate, nel corso degli anni, su Ratman Collection.
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È UNA VITA CHE TI ASPETTO
Libro spicciolo per una storia a volte spicciola a volte molto piacevole, fatto per essere letto sotto l’ombrellone, in grado di abbronzarti con la sua semplicità.
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Libro spicciolo per una storia a volte spicciola a volte molto piacevole, secondo quei dispositivi autoportanti che sanno essere i libri progettati per essere letti sotto l’ombrellone. Libro che non riscrive la storia della letteratura, ma in fin dei conti chi cazzo se ne frega, come se non si potesse mai mangiare un piatto di spaghetti se questo non riscrive la storia della cottura, o fumarsi una sigaretta se questo non riscrive la storia della bruciatura, o far l’amore con una donna se questo non riscrive la storia della trapanatura.
Esordendo con un capitolo uno scritto da cani, lo scrittore Volo, pian piano si riscatta proseguendo con la storia, rimanendo debole nelle parti di analisi esistenzialista, tonificando i muscoli nelle parti di sintesi emozionale, raggiungendo il massimo della propria espressività narrativa nei tre capitoli finali, i più sentiti, gli unici, forse non a caso, che sono riusciti a farmi ridere nei momenti di ironia.
Libro che è comunque anche il sogno di ogni casa editrice, perché non solo ha venduto tanto, ma mi ha fatto venire la voglia di comprare anche i romanzi successivi e “La coscienza di Zeno”, tanto per capire quanto siano alte le spalle del gigante su cui sicuramente poggiano le terghe della storia qui raccontata.
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NAVIGANDO NELLE PAROLE
Cinque stellete, ma in questo caso sono di parte!
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Panoramica antologica di poesia contemporanea, edito da una delle poche case editrici serie del panorama italiano, “Il Filo”, ora “Gruppo Albatros”, in grado di portare avanti iniziative del genere finanziandosele da sole, senza incombere come lupi su indifesi agnellini, richiedendo agli autori l’autoacquisto delle prime mille copie della propria opera, e lì fermarsi, scordandosi piccoli particolari come la distribuzione e la promozione.
Volume per quanto mi riguarda particolarmente caro, essendo stato tanto temerario da ospitare un breve componimento ermetico del sottoscritto, “Autobomba”, dedicato al senso si smarrimento che scosse le coscienze degli italiani durante la stagione delle stragi mafiose del 1992.
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VIAGGIO A TULUM
Viaggio al centro dell’America, che è anche un viaggio al centro della mistica della letteratura di Castaneda.
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Storia tenuta in piedi dall’architrave di una trama leggera come una nuvola sospinta dagli alisei dell’immaginifico onirico felliniano, fecondata dalla pioggia sensuale del segno grafico di Milo Manara, testimonianza delle vicende di Snaporaz, alter ego del regista, già alter ego di Mastroianni, in un viaggio al centro dell’America, che è anche un viaggio al centro della mistica della letteratura di Castaneda, in un baccanale allegorico a celebrazione della filosofia della fusione panica dell’uomo con l’energia vitale della terra, condizione primordiale che era esperienza comune di ciascuno, decaduta quando l’umanità preferì lasciarsi prostituire dall’arroganza della propria declinazione marziale e che solo pochi saggi seppero preservare, eleggendo a propri ambasciatori l’intero genere femminile. Qualunque cosa possano significare queste parole!
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