Dell’arte di dare pizzicotti al sedere dell’umanità ottenendo, come risposta, non già una sberla ma un sorriso.
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Edizioni De Agostini, dato alla stampe nel 1977, ovvero prima della rivoluzione anarchica del Male, ci racconta di una satira e di un umorismo assai distante da quello che fruiamo oggigiorno o che abbiamo conosciuto nell’immediato passato, e che eppure era il pane quotidiano dei lettori di tutto il mondo dalla fine dell’ottocento fino a quasi tutti gli anni sessanta, con poche eccezioni.
Centoventotto pagine ben documentate per riflettere intorno al concetto di “Humour” e ripercorre la storia dell’arte della risata in Italia e in altri paesi Europei, con particolare attenzione al periodo della prima metà del novecento, quando l’umorismo la faceva da padrone sulla satira, al contrario di oggi, e l’arte della vignetta si esprimeva in pittoriche sciabolate allegoriche senza alcun testo.
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Le recensioni de il Vignettificio
L’UMORISMO E LA SATIRA
BOSSIC INSTINCT
“Senatore [Andreotti], lei c’è dentro fino al collo!” “Quale collo, vostro onore?”
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Anello di congiunzione tra la botta creativa che investì Forattini nell’anno 1992 e la successiva decadenza artistica nei restanti anni del decennio, questo volume raccoglie le vignette da settembre 1992 a settembre 1993, a comporre una cronaca giornaliera per immagini e umorismo delle vicende convulse dell’Italia di quel periodo.
Sfogliando le 351 pagine di questa raccolta possiamo tornare ad osservare l’inchiesta Mani Pulite che giorno dopo giorno affonda sempre più in profondità il suo coltello nella carne viva del potere italiano, e l’irrompere sulla scena di nuovi drammi internazionali come la guerra civile nell’ex Jugoslavia e la fallimentare missione internazionale in Somalia.
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IL MASCALZONE
“A papà, cos’è il condono?” “Sta’ zitto e rubba!”
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La copertina è rossa, le pagine sono 367, l’editore è Mondadori, la collana è Oscar Bestsellers, il numero 603, l’autore è Forattini, il contenuto sono le vignette, il periodo va da Settembre 1991 a Settembre 1992, i protagonisti sono i protagonisti politici dell’Italia di quel periodo, gli inquisiti erano Bettino Craxi e Arnaldo Forlani, il salvatore era Umberto Bossi, il mafioso era Giulio Andreotti, il vampiro succhiasangue era Giuliano Amato, il picconatore era Francesco Cossiga, il fondamentalista cristiano era Oscar Luigi Scalfaro, i nevrotici erano Achille Occhetto, Nilde Iotti e tutta la ciurma post-comunista, il ciccione era Spadolini, il paese è questa povera Italia disgraziata sull’orlo della bancarotta, afflitta dalla stragi mafiose, in cui un’intera classe politica di ladri era stata messa sotto accusa grazie all’inchiesta Mani Pulite, un delirio socio-politico descritto con sagace ironia dal miglior Forattini degli anni novanta.
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I BUONI
“E la tassa sui patrimoni?” “Non sarà certo il primo governo socialista, a prendersela con le minoranze.”
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Si tratta del capitolo “I Buoni” della trilogia “I Buoni, i Brutti, i Cattivi”, raccolta delle vignette di Altan, a cura di Panorama, nel periodo 1981-1985, qui suddivise per anno, introdotte da Oreste del Buono che cura anche la prefazione.
In un centinaio di pagine assistiamo alla magia di un Altan in gran forma, acidissimo e allo stesso tempo in grado di produrre vignette di una causticità geniale, alla ricerca di un Ph tutt’altro che neutro. Un processo artistico che trae spunto dal commento dei fatti del giorno per approdare con chirurgica profondità al lato oscuro dell’animo umano, alla continua ricerca dell’immanenza della sostanza della natura di ciascuno di noi, perennemente avvolta nel fumo della contingenza delle forme della vita quotidiana.
Infinite le perle che si possono leggere in queste pagine: “Questo mondo diventa sempre più idiota.” “Mi chiedo come hai fatto tu, ad accorgertene.” – “Mi hanno detto i miei compagni che se viene la pace prendono tutti voi militari e vi mettono al muro, babbo.” – “C’è un calo generale del desiderio sessuale” “Non sapevo che fossi un trascinatore di folle, Walter” e molte altre.
Un piccolo libretto per una grande lettura!
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PIZZA ROSSA
“Non potete chiederci di combattere al vostro fianco!” “Infatti: non siamo mica scemi”
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Edizioni Mondadori per la raccolta delle vignette di Forattini dell’anno di grazia 1991, l’ultimo anno dell’Italia pre tangentopoli. Un Forattini fossilizzato nelle sue rappresentazioni simboliche: l’Andreotti gobbo, il Craxi mussoliniano, l’Occhetto Charlie Brown, la Sicilia mafiosa associata ad un coccodrillo con la coppola, ogni fatto nell’ex blocco comunista accompagnato dai baffoni di Stalin, un po’ come Jacovitti con i salami. Puro mestiere di tradurre nel proprio linguaggio grafico il fatto di quel giorno, senza alcun di più artistico o trovata particolare, salvo rarissime eccezioni ancora piacevoli. Eppure fa specie scorrere tra le pagine di questo volume le frecciate alla mafiosità di Andreotti, alla corruzione socialista, all’inutilità politica nel nascente PDS, segno di quanto fossero già nell’immaginario comune i temi scottanti che caratterizzeranno gli anni novanta, nonostante il potere ufficiale continuasse a rappresentarsi in tutt’altro modo, recitando una commedia stantia e irreale, di settimana in settimana sempre più figlia di una disperata consapevolezza del proprio futuro tracollo.
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I BRUTTI
“Io aspetto sulla sponda della seduta fiume”
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Si tratta del capitolo “I Brutti” della trilogia “I Buoni, i Brutti, i Cattivi”, trilogia di libretti usciti in allegato a Panorama nei primi mesi del 1986. In 96 pagine raccolte le vignette di Giannelli, nel periodo che va dal 1981 al 1985, anni in cui prese da Forattini, trasferitosi per un breve periodo alla Stampa, il testimone ufficiale di vignettista della pagina sei di Repubblica, la pagina dei commenti.
Parte da allora un percorso che se inizialmente risente dell’influenza e di un timore reverenziale verso il mostro sacro della satira politica made in anni ’80, pian piano trova una strada sua, in un ginepraio di personaggi rappresentati con corpi di pupazzi stilizzati e poco dissimili, essendo loro stesse pedine di uno stesso sistema, ma con una faccia fortemente riconducibile e caratterizzata, critica e al tempo stesso premonizione della personalizzazione della politica che sarà il tema strisciante di quegli anni.
Antologia molto ben curata, a partire dalle varie introduzioni di Oreste del Buono, divisa in tre capitoli: Rosso (i comunisti), Bianco (i democristiani), Verde (i socialisti), dove ci vengono presentate le vignette riconducibili ai tre argomenti, sempre prestando una particolare attenzione alla contestualizzare temporalmente del materiale, attraverso le note con cui si apre ogni pagina.
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LE STRAORDINARIE AVVENTURE DI PENTHOTAL
“Il prezzo di una corsa a piedi nudi sulla battigia è un letto pieno di sabbia.”
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Il borghese era colui che garantiva quel mille in cui scavavano i movimenti di protesta che fiorirono negli anni settanta, alla ricerca della loro nicchia a una quota novecento guardata solo in direzione opposta, per autoilludersi che fosse un meno cento ottenuto partendo da zero. Un movimento per il disboscamento dei tronchi borghesi tutto condotto guardando il mondo dall’alto dei rami di quegli stessi tronchi, una contraddizione irrisolvibile accecata da ideologie che non ammettevano contraddizioni. Un corto circuito dell’anima per chi voleva essere coerente con i dogmi della protesta, un cortocircuito con la realtà per chi voleva rimanere coerente con se stesso. Quest’ultimo è il caso di Andrea Pazienza e di questo magistrale e onirico capolavoro grafico al servizio di una narrazione spezzettata e spesso sconclusionata, pubblicato su Alter Alter, costola di Linus, a partire dal n.4 dell’aprile 1977, sua prima opera fumettistica e subito punto di non ritorno della storia del fumetto italiano del secondo dopoguerra.
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VÀ DOVE TI PORTA IL ROSPO
“Precedenti penali?” “Ministro dell’Interno!”
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Antologia in 350 pagine delle vignette di Forattini del periodo Settembre 1994 – Settembre 1995, diario della politica italiana della prima stagione post tangentopoli, un puttanaio di nuove forze politiche fotocopie mal riuscite di quelle della I Repubblica, tigri di carta nate già vecchie, pronte a sfaldarsi ogni volta toccava loro immergersi nella realtà.
Un Forattini che sconta in queste pagine la sua lenta decadenza artistica post anni ottanta, comunque capace ancora di alcune trovate felici, all’altezza dell’artista che fu, come la vignetta a pagina 132, a commento del congresso di Fiuggi del ’95, con Fini che soffia sulla fiamma (tricolore) di una candela che proiettava su una parete la sua ombra, con le fattezze di Mussolini.
Nel complesso vignette caratterizzate da un disegno barocco e ricco di particolari, per raffigurare i protagonisti di quel periodo, Scalfaro, Buttiglione, D’Alema, Bossi, Fini, Berlusconi (insolitamente trattato al pari degli altri), i detentori delle leve del comando, satireggiati senza troppo sforzo, intenti com’erano a fustigarsi tra di loro, nella loro ricerca di un nuovo equilibrio di potere, rigorosamente esercitato fregandosene del bene del paese, rigorosamente enunciato come sforzo per il bene del paese.
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LA VERGINE E LO ZINGARO
Romanzo di formazione di una giovane ragazza in conflitto con la società inglese del primo dopoguerra.
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Ci sono i temi cari a Lawrence in questo racconto, la posizione critica verso la società inglese del primo dopoguerra, che aveva barattato l’assenza di vizi con l’assenza di virtù, e il riscatto a questa condizione che può passare attraverso la rivelazione della consapevolezza della propria sessualità da parte della protagonista della storia.
Curioso ma molto tipico lo spaccato della psicologia femminile esposta in questo racconto, dove la gentilezza dei ragazzi pieni di attenzioni verso di lei ma rigidamente inquadrati nella società suscita noia e repulsione nella eterea Yvette, al contrario dell’ignaro zingaro, distaccato e indifferente ma comunque al servizio di nessuno, ennesima prova che quello che fa innamorare le donne non sono le qualità dell’uomo in sé, ma lo spazio di manovra che intravedono nella possibilità di poter innestare il proprio progetto di vita su di lui.
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TIMBRA IL TUO CARTELLINO, BRISTOW!
“Bristow, impiegato in bombetta, ilare contestatore integrato, irriverente giullare di una commedia scandita sul ritmo delle ore di ufficio”.
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È Bristow una di quelle simpatiche canaglie che contestano il sistema attraverso un conformismo così spinto all’eccesso da sfociare nell’anarchia. Schiacciato dall’apparato produttivo, rinuncia a priori a distruggerne le colonne, rendendosi anzi partecipe della loro costruzione, ma utilizzando coscientemente sabbia al posto del cemento e sghignazzandosela ad ogni scricchiolio, camuffandosi con una maschera di solo apparente bonarietà.
Striscia fumettistica nata quasi per caso e apparsa regolarmente sui giornali inglesi a partire dai primi anni sessanta, frutto della diretta esperienza del suo autore Frank Dickens, testimonianza fortemente critica del lavoro impiegatizio e della vita aziendale di quel periodo.
Attraverso un tratto grafico semplice ma non semplicistico, uno dei migliori esempi di quella capacità tipica dell’umorismo britannico di demolire con profonda irriverenza l’ordine costituito, senza mai rinunciare alla compostezza che si conviene ad ogni perfetto gentiluomo.
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