Vita, morte e miracoli di Vittorio Alfieri, il Jimi Hendrix dell’alfabeto!
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C’è un non so che di cazzuto e coccoloso nel carattere e nella vita di Vittorio Alfieri, così come nel linguaggio usato nel tramandare le sue gesta in questa autobiografia, il diario di una vita avventurosa, ricca di eventi, viaggi e incontri. Pur uno dei soliti spaccati dell’aristocrazia settecentesca che cincischiava allegramente mentre altre fasce di popolazione si spaccavano la schiena per portare avanti la baracca, ma comunque un racconto e una vita impastata di quel volitivo irrequieto nerboruto sarcasmo intelletualmente godereccio che secondo me lo rendeva così unico, e che tanto mi ha fatto gustare questo libro. Non so perché ma fellinianamente ogni tanto mi sogno un Alfieri proiettato nei tempi moderni che, bestemmiato a squarciagola e giurato vendetta ad un camion che gli ha sversato addosso una pozzanghera, in quelle situazioni tipiche da pedone del dopo pioggia, poi incamminandosi verso casa, e ancora fradicio, alzando gli occhi al cielo si gode il tramonto scordandosi del motivo che tanto lo aveva fatto incazzare.
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La terza faccia della medaglia!
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