“Non fossi stato figlio di Dio, t’avrei ancora per figlio mio.”
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Singolare miscuglio di sabbia e calce, insulsaggine cronistica e competenza musicale, in questa biografia fatta di estratti da altre biografie e commenti alle canzoni, chiara operazione forzata dei Fratelli Frilli per avere in catalogo un titolo dedicato a De Andrè, che non fa mai male alle vendite, scritto senza passione dall’autore, un insegnate di conservatorio, più avvezzo ad altri lidi musicali, che, come dichiarato nell’introduzione, si è ritrovato in pratica a scoprire il sommo cantautore giusto per scrivere questo libro (sic!). Degne di nota solo l’utile formato tascabile e la dettagliata discografia inserita a commiato del volume. Psichedelici i giudizi poco entusiasti a due opere con la densità emotiva di un candelotto di dinamite, come “Non al denaro, non all’amore né al cielo” e “Storia di un impiegato”, solo perché cantate da De André in una tonalità più acuta di quella a lui più congeniale.
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